La leggenda sul nome della Città di Corbetta
Ambrogio era un soldato, un politico, un uomo che aveva ricevuto delle condanne e aveva anche delle amanti, ma di certo non era un religioso, per cui vestire i panni del vescovo non rientrava certo nei suoi piani.
La storia narra che nell’anno 300 Ambrogio, che era governatore di Milano, in una giornata d’inverno decise, così di punto in bianco, di fare da paciere tra due fazioni della Chiesa di Milano, in continua lotta: quella tra ariani e gli ortodossi.
Ognuno di loro proponeva un rappresentante alla carica religiosa, la carica più importante della città e ovviamente questa non corrispondeva alla stessa persona.
Allora Ambrogio, che si dice fosse un ottimo oratore, fece un lungo discorso parlando soprattutto sul senso dell’imparzialità: un discorso così ben articolato e profondo che lasciò a bocca aperta tutti i milanesi.
Tanto è vero che le testimonianze dell’epoca, ci dicono si sia udita, nel silenzio generale, la voce candida di un fanciullo che gridò: “Sia vescovo Ambrogio, sia vescovo Ambrogio”!
A questa voce se ne aggiunse un’altra, e poi un’altra ancora fino a diventare un coro unanime.
L’entusiasmo contagiò entrambe le fazioni, quella degli ariani e quella degli ortodossi, che finalmente si trovarono d’accordo sulla scelta del loro rappresentante.
Non vi dico la faccia di Ambrogio…rimase sbalordito da quel coro unanime che inneggiava il suo nome e ben sapendo di non essere un religioso ma un governatore, quindi un politico con ben altri obiettivi, si spaventò per questa carica che di certo non faceva assolutamente per lui.
Voci dell’epoca dicono addirittura che non fosse battezzato! Come poteva quindi ricoprire una carica così alta e nobile, una delle figure più importanti dentro la Chiesa?
Ovviamente Ambrogio cercò in tutti i modi di far capire che lui non era assolutamente degno di quella nomina. Insomma, non era certo uno stinco di santo!!!
Ma la gente non demordeva, voleva Ambrogio come vescovo e avrebbe avuto lui e nessun altro.
Ambrogio, nonostante il suo animo guerriero, si spaventò così tanto che decise, una notte, di scappare da Milano.
In groppa alla sua fedele mula, chiamata amorevolmente da lui “Betta”, intraprese un cammino lungo la strada consolare Vercellina, che da Milano porta a Novara.
Quella notte sembrava che tutta la nebbia che solitamente scendeva per tutto l’inverno, si fosse rivelata tutta in una volta, tanto che Ambrogio, non vedendo niente, lasciò alla mula Betta decidere la strada da farsi.
Cavalcò tutta la notte e al mattino, con le prime luci dell’alba si guardò in giro, chiedendosi dove fosse.
Si accorse ben presto di non essersi allontanato come lui sperava, ma che la mula aveva solo girato attorno, come un cavallo di una giostra.
Era ancora nei dintorni di Milano e più precisamente si trovava nei pressi dell’attuale Chiesa di s.Ambrogio a Corbetta, quando Betta s’impuntò e come nella migliore tradizione, testardamente non si mosse di un millimetro.
Ambrogio cercò di smuovere l’animale esortandola in dialetto a correre, urlandole quindi: “Cur Beta, Cur Beta!!!” Corri Betta, corri Betta!
Ecco, dall’esortazione di Ambrogio deriverebbe il nome della città di Corbetta.
…lo so, è solo una leggenda, ma a noi piace pensare che Corbetta sia nata proprio così.
Cosa è successo poi? Ovviamente Ambrogio dovette capitolare, visto che fu prescelto a furor di popolo da tutti i cittadini di Milano, che preso, lo riportarono in città e lo consacrarono alla cattedra episcopale.
Ambrogio, insieme a s. Carlo Borromeo, è il santo patrono della città di Milano.